Arciconfraternita del Purgatorio e del SS. Sacramento
L’odierna ARCICONFRATERNITA DEL PURGATORIO E DEL SS. SACRAMENTO è la risultante della fusione, giusto verbale n.1 del 28 ottobre 1934, di due entità ben distinte ed operanti in passato nel territorio ecclesiale e sociale dell’Arcipretura di Trecastagni.
Ha assolto sempre la duplice mansione delle confraternite: l’aspetto religioso, quale presenza vissuta nel quotidiano del cattolicesimo professato, e l’aspetto sociale del mutuo soccorso, specie nella sepoltura dei confratelli con la proprietà della cappella cimiteriale, allorchè gli altri suoi beni passarono, in seguito alla confisca statale, ad altre amministrazioni ed enti.
L’originaria denominazione: ‘Arciconfratria dei Morti’, che trova riscontro nella decorazione con teschi e tibie alla base dell’arco trionfale e sul portale d’ingresso della chiesa, è stata archiviata con la determina della Curia Arcivescovile di Catania del 15 dicembre 1934 e in conseguenza anche del riconoscimento giuridico statale a vantaggio del titolo meno lugubre di Arciconfraternita del Purgatorio.
Proprio nel 1934, ‘dopo diversi anni di prova, cioè dal 1922 ad oggi’ durante i quali viene scritto e approvato lo Statuto (1926) a firma di Carmelo Consoli in qualità di presidente e dell’arciprete Domenico Torrisi nelle vesti dell’assistente ecclesiastico, cambiava sede e entrava definitivamente nell’orbita della Chiesa Madre, ‘stando così sotto la immediata direzione dell’Arciprete-parroco’, e assorbiva anche il titolo dell’Arciconfraternita del ‘SS. Sacramento’, ‘illustre per le molteplice benemerenze verso
DOCUMENTO n 7.
Essendo stati notiziati dalle V.S. Ill.me per mezzo d’un suo riveritissimo foglio in stampa in data otto Ottobre del già passato 1737 dell’angustezza della Chiesa della ven.le Archiconfraternita della Morte di questa città di Roma non proporzionata a poter ricevere il frequente ceto de fedeli, ivi giornalmente concorre per attendere agl’uffizij di pietà cristiana verso i fedeli defunti, oltre delle rovine, che per l’antichità in più parti minacciava, abbisognandole per ciò fabricarne altra molto più spaziosa, e non essendo bastanti le rendite della medema non che a mantenerla nell’esatta osservanza le richiedea il di lei pio instituto che a fabricarlo da per se sola; veniva precisata come standose delle compagnie alla medema aggregate, a chiedere da quelle alcun sussidio. Quindi
Umilissimi e Devotissimi Servitori e Fratelli
Governatore e Consiglieri della Compagnia di S. Antonio Abbate di Tre Castagne - D. Carlo Mazza Cancelliero.
ARTICOLO PER “TRADERE”
Il restauro, programmato, perseguito e sostenuto dall’attuale governatore della confraternita, è stato portato a termine dall’opera certosina, conservativa e ricostruttiva della dott.ssa Grazia Li Ranzi, restauratrice in Aci Bonaccorsi (Catania).
La statua in legno e in panno, nelle parti più sottili del vestiario, aveva nel tempo subito la perdita del serpente che nell’iconografia classica ne insidia il tallone, parte della nuvola d’appoggio e diverse abrasioni all’oro zecchino dell’abbigliamento, è stata riportata al suo splendore iniziale, quasi nell’atto di nascita dalle mani dell’ignoto artista scultore, marcando gli interventi con la tecnica del rigatino ed eliminando le incrostazioni cromatiche sovrapposte da maldestri interventi.
La ieraticità dell’espressione del volto, la postura del corpo e lo stile della veste in broccato rosso con alto corpetto dorato e il drappeggio del manto in azzurro lapislazzulo riccamente ricamato d’oro zecchino lavorato a punzone fanno ipotizzare la collocazione del manufatto in età prebarocca. E poiché gli archivi consultati non hanno dato alcun riscontro attinente si sperava che il restauro mettesse a nudo qualche segno dell’ignoto scultore per poter risalire ad una datazione o almeno ad una scuola artistica, ma la speranza è andata delusa come ha messo a nudo la conferenza propedeutica della sera precedente.
L’operazione di recupero è stata possibile grazie ai contributi che la confraternita ha ricevuto dalla Banca Credito Siciliano, dalla Casa Vinicola Nicosia di Trecastagni, dall’oblazione a tal fine dei proventi della vendita dell’opera dello scrivente “Trecastagni nel Novecento”, edita nel marzo 2011, e da offerte minori. Lo stellario, ex novo, e il restauro della corona regale si devono alla partecipazione del Lions Club e Leo Club Trecastagni sotto la presidenza del dott. Lucio Messina.
La sera dell’8 dicembre 2011, dopo la solenne celebrazione eucaristica officiata in Chiesa Madre da mons. Rosario Currò, arciprete parroco e assistente ecclesiastico della confraternita, il simulacro della Vergine Immacolata, tra una fitta schiera di candele accese e tra canti e preghiere è stato accompagnato processionalmente fino alla chiesa del Purgatorio, sua abituale dimore e sede della confraternita, e riposto nella nicchia dell’apposito altare.
Ci sembra bello far nostra l’esortazione di mons. Currò a conclusione della giornata festiva: Solleviamo nella preghiera la nostra mente e il nostro cuore alla Vergine Immacolata ed invochiamoLa affinché ci faccia da strada maestra e ci sia guida sicura per il conseguimento di quella Vita Buona del Vangelo raccomandata dai vescovi e per il raggiungimento di quella santità ordinaria che ci rende uomini attivi e partecipi nella vita sociale e culturale della comunità.
Pietro Finocchiaro
Governatore